lunedì 26 aprile 2010

Le Ninfe di Roberto Calasso

Ho comprato il libro Roberto CalassoLa follia che viene dalle NinfeAdelphi perché mi interessavano i primi due saggi, dedicati il primo alle Ninfe nella mitologia greca, ed il secondo a come Vladimir Vladimirovič Nabokov fece di Lolita un perfetto esempio del genere.

Va detto che il primo saggio, che dà il titolo al libro, è piuttosto complicato, e per capirlo occorre "decostruirlo"; in esso Calasso non riassume i miti sulle Ninfe (quali si trovano ad esempio nel libro di Károly Kerényi Gli dèi e gli eroi della Grecia, ilSaggiatore), ma in nome della civiltà occidentale sembra voler riparare un torto storico nei loro confronti.

Si può leggere qui l'inizio del saggio, nell'archivio storico del Corriere della Sera, che mostra come il testo più antico in cui l'Europa designi una regione geografica (allora limitata alla Grecia centro-settentrionale) racconti il modo in cui Apollo fondò il santuario di Delfi sulle pendici del Parnaso.

Non è un caso, osserva Calasso, che Apollo si sia dovuto scontrare con le Ninfe: lui è il dio della razionalità, ma non è capace di produrre nuove conoscenze da solo: può solo usurpare le conoscenze altrui, e sono le Ninfe ad avere ciò che lui brama.

Avendo Apollo depredato le Ninfe del loro sapere e perfino dei loro luoghi di culto, senza nemmeno ringraziarle, così la civiltà occidentale, osserva Calasso, ha sempre attribuito la propria origine e la propria identità a lui anziché alle sue vere autrici.

Alla ricerca di eventi storici e luoghi letterari in cui il contributo delle Ninfe c'è stato, ma è stato misconosciuto, Calasso ricorda la battaglia di Platea del 479 AC, in cui i greci sconfissero definitivamente i persiani e scongiurarono il rischio che l'Europa divenisse un'appendice dell'Asia; secondo Plutarco, l'oracolo di Delfi aveva consigliato di rendere inoltre omaggio alle Nymphae Sphragidites, "sigillate", detentrici di segreti esoterici.

Le Ninfe non erano soltanto divinità delle sorgenti o degli alberi (come spiega Kerényi), secondo Calasso, ma esse sovraintendevano ad una forma particolare di conoscenza - la conoscenza per possessione, in cui il conosciuto sembra impadronirsi della mente che lo deve conoscere, e che costituisce "la follia che viene dalle Ninfe" che dà il titolo al saggio.

Calasso ha purtroppo il dono di complicare le cose, anche quando dice che autori come Platone e Giamblico avevano dato un'ottima descrizione di questa possessione. Per venire a capo della sua descrizione devo partire da una sua citazione dell'autore rinascimentale Patrizi:
Cognoscere est coire cum suo cognobili = Conoscere è far l'amore con il proprio conoscibile (p. 29).
Patrizi, non più pagano, probabilmente si era lasciato influenzare dall'uso ebraico (biblico, postbiblico e contemporaneo) per cui il verbo ידע [yada'] significa sia "conoscere intellettualmente" che "conoscere carnalmente". Ma se Calasso dice che cognoscere = coire vale anche nel mondo delle Ninfe, e non solo nel mondo semitico, gli devo credere.

La conoscenza per possessione assomiglia molto all'innamoramento - e l'innamoramento sarebbe la forma più alta di possessione. Come per innamorarsi occorre essere internamente disponibili, così la possessione è possibile se si lascia il proprio campo psichico aperto all'incursione di quelli che gli antichi chiamavano dei, ed uno psicoanalista della scuola di Hillman archetipi.

La possessione si esprime attraverso le emozioni che provoca, e Calasso avverte sia che è una "conoscenza metamorfica", sia che non dà risultati utilizzabili come quelli di un algoritmo. Credo che si possano chiarire le sue parole ricorrendo alla distinzione tra memoria dichiarativa ("Garibaldi è nato nel 1807") e memoria procedurale (quella che ci fa nuotare, pedalare, digitare con 10 dita, eccetera, senza bisogno di ripetersi ogni volta le istruzioni).

Ovvero, la conoscenza per possessione non riempie di contenuti la memoria dichiarativa, ma altera la memoria procedurale. Sono le cose che accadono in un trauma, oppure durante l'innamoramento: la prova dell'innamoramento è sentirsi diversi, e le Ninfe che possiedono il soggetto ne mutano durevolmente il comportamento.

E' un peccato che Calasso non abbia affrontato l'interessante fenomeno dei sogni che risolvono i problemi, affine a quello dei "sogni rivelatori" dell'oracolo di Delfi, per valutare se anch'esso si può far ricondurre alle Ninfe. Ho letto infatti di almeno tre scienziati (il chimico Kekulé ed i matematici Hermite ed Hadamard) che hanno risolto dei problemi scientifici nel sonno, ed io una volta mi sono svegliato la mattina con quella che per me era un'illuminazione, ovvero che gli archetipi junghiani sono in realtà modelli di relazioni oggettuali.

In ogni caso, Calasso osserva che tale conoscenza ha una notevole importanza, anche se difficile da esplicitare per noi moderni, nelle opere di Aristotele (Etica Eudemia) e Platone (Fedro) - ed Aristotele e Platone sono alle fondamenta della filosofia occidentale.

Anche senza riuscire a cogliere tutti i dettagli del saggio di Calasso, risulta evidente l'intento dell'autore: dimostrare come le basi della civiltà "classica" siano state date dalle Ninfe e non dalle divinità olimpiche maschili (segnatamente, Apollo e Dioniso) che hanno usurpato i loro meriti.

Direi che è il modo di Calasso di fare un'interessante "mitologia femminista"; altri autori hanno invece osservato che la mitologia greca nacque quando gli invasori achei, che avevano una religione abbastanza povera, assimilarono i miti minoici e preellenici fraintendendone però il significato originale e sovrapponendovi un'interpretazione patriarcale.

Il saggio termina citando Aby Warburg, un critico d'arte che nel 1890 fece una curiosa scoperta. La critica d'arte dell'epoca era ancora debitrice al Winckelmann, che individuava i caratteri del riapparire dell'antichità nelle opere del tardo Quattrocento nella "nobile quiete" e nella "semplice grandezza"; ma
Warburg avvertì la presenza dell'antichità pagana nell'improvviso intensificarsi del gesto in una figura femminile - e soprattutto, come se il gesto in sé fosse qualcosa di troppo brusco e avesse bisogno di defluire attorno, nell'improvviso movimento del drappeggio e dei capelli di quella figura, scompigliati da un soffio. Questo Warburg riconobbe in Botticelli. Era il «gesto vivo» dell'antichità che riappariva. (pp. 37-38)
Il gesto così tracciato viene riconosciuto da Warburg e Calasso come il riapparire delle Ninfe, che sono alla base dell'antichità artistica che riappare nel Rinascimento più ancora dei criteri formali.

L'interessante racconto di Calasso della vita di Warburg e delle altre sue scoperte artistiche pertinenti continua, ma il senso è già chiaro: non ci si può rifare all'antichità classica in modo credibile se non si è disposti a conoscere le Ninfe, o meglio, a lasciarsene possedere.

Questa sembra (deduco io) la principale differenza tra il Rinascimento ed il Neoclassicismo: la maggiore perizia tecnica e sofisticazione culturale del secondo non poterono compensare la chiusura ermetica verso le Ninfe, che non diedero alle opere neoclassiche la stessa vivacità di quelle rinascimentali.

Finisce qui il riassunto del primo saggio di Calasso, ed il secondo si può riassumere così: Nabokov era un uomo molto colto ed un grande scrittore, e nel caratterizzare il personaggio di Lolita ha davvero creato una Ninfa greca.

Io vorrei permettermi un paio di osservazioni. Cominciamo con il giustapporre questo brano di Károly Kerényi:
Qualche cosa di simile si diceva già nel racconto che parlava di Afrodite e di Anchise, secondo il quale la grande dea affidava il suo figlio mortale alle Ninfe del monte Ida, dee dal seno profondo; poiché, più spesso che madri, le Ninfe erano nutrici di dei e di eroi, sostitute e copie della madre. (p.154)
 a questo di Roberto Calasso:
Quanto alla divinazione, nell'Inno a Hermes si accenna a certi esseri femminili che furono per lui «maestre»: tre fanciulle alate, sorelle venerabili, dalla testa cosparsa di bianca farina, che svolazzano sul Parnaso nutrendosi di miele. Sono chiamate Thriai e molti tratti cin induconoa identificarle con le tre Ninfe dell'Antro Coricio, sull'alto Parnaso. Le Thriai dicono il vero se hanno potuto mangiare miele, ma mentono e turbinano nell'aria se ne sono prive. (...) Verso Telfusa come verso le Thriai, Apollo seguì lo stesso impulso: deprezzare, umiliare esseri femminili portatori di un sapere a lui precedente. Così gli rimase accanto un vuoto. E si può ipotizzare che il luogo lasciato libero dalle Thriai dovesse essere, un giorno, occupato dalle Muse. Di fatto, quando abitavano ancora l'Elicona, le Muse erano appunto tre. E, quando parlano a Esiodo, all'inizio della Teogonia, si dichiarano enunciatrici sia della verità sia della menzogna, esattamente come le Thriai. Ma tacendo su un dettaglio, si può supporre per ingiunzione di Apollo: il miele. Eppure, secondo Filostrato, quando gli Ateniesi mossero per fondare colonie in Ionia, le Muse guidarono la flotta sotto forma di api. E la Pizia veniva chiamata «l'ape delfica». Ma Apollo è tenuto a cancellare ogni ricordo del miele, così come volle sostituire il secondo tempio di Delfi, costruito dalle api stesse in cera e piume, con un tempio di bronzo. Ora avrebbe potuto rivendicare a sé solo di conoscere il pensiero di Zeus. Questa fu la prima e la più pura menzogna di Apollo. (pp. 14-15)
Calasso nel suo saggio si lamenta che dichiarare le Ninfe dee della fertilità è assolutamente riduttivo - se non altro perché tutte le divinità greche sono connesse alla fertilità. Io osservo che ambo i brani connettono le Ninfe a due squisiti cibi, il latte ed al miele, in quanto lo producono e lo consumano.

Una delle funzioni delle Ninfe sembra essere quella di nutrire, non solo il corpo (con il latte) bensì anche la mente (con il miele). Ed il miele non serve solo agli umani: il dettaglio sulle Thriai, che dicono la verità solo quando sono sazie di miele, sembra un delicato apologo sulla scienza moderna, che ha bisogno di informazioni  per emettere previsioni.

Mi viene a questo punto in mente il libro di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, Feltrinelli. Il corpo che viene ossessivamente proposto dalla TV imita quello delle "dee dal seno profondo" di Kerényi, che però sono solo una parte dell'archetipo della Ninfa.

L'archetipo è vissuto integralmente dalle ragazze che senza riserve fanno uso della loro seduttività e del loro fascino, ma che leggono di più dei loro coetanei maschi e prendono voti migliori dei loro - per restare nella metafora, fanno un miele eccellente di cui i maschietti viziati dalla TV non sanno che farsene.

Potrei dire che l'unico errore di Nabokov nel caratterizzare Lolita è stato l'aver scritto:
Io, che l'avevo persuasa a fare una quantità di cose - la loro lista lascerebbe a bocca aperta un pedagogo di professione -, non riuscii mai, né con le preghiere né con le minacce, a farle leggere altro che i fumetti o i racconti sulle riviste per il gentil sesso americano. Qualsiasi lettura appena un gradino più su le puzzava di scuola, e anche se in teoria sarebbe stata disposta a leggere La fanciulla della steppa o Le mille e una notte o Piccole donne, non avrebbe certo sprecato le sue «vacanze» con letture così intellettuali. (p. 218)
Abbia pietà di me Nabokov, ma una ragazza dell'età di Lolita che odiasse la lettura non sono mai riuscito a trovarla. Potrei aggiungere che l'unica ninfa che conosco di persona di professione fa la libraia - esattamente il lavoro dell'ape operaia: raccoglie il nettare della cultura (libri od eventi) e lo concentra in quella specie di alveare che è il suo negozio.

A tentare un'interpretazione archetipica (ovvero secondo i canoni di una corrente della psicoanalisi junghiana, per cui i miti greci corrispondono agli archetipi dell'inconscio collettivo) del lavoro della Zanardo, il problema della TV è doppio.

Il primo è che vuole imporre un archetipo (quello della Ninfa) che non si addice a tutte le donne, e non certo per tutta la vita. L'entomologo dilettante Vladimir Nabokov sapeva che la ninfa è la penultima delle età di una farfalla (l'ultima è chiamata immagine), e perciò Humbert Humbert era certo che Lolita non sarebbe rimasta ninfa per sempre.

Quando la Zanardo lamenta che le donne che cercano di prolungare il loro "ninfaggio" ricorrendo alla chirurgia plastica si trovano poi incapaci di esprimere col volto le emozioni di una donna matura (come il lutto), spiega a livello medico e naturalistico quello che è vero anche a livello psicologico ed archetipico: esiste il momento in cui la Ninfa viene sostituita da Hera, oppure Artemide, od Afrodite, od un'altra divinità femminile; volerlo ritardare non fa un favore a nessuno.

Il secondo problema è che le Ninfe così proposte sono le Ninfe che sono state sconfitte da Apollo, che non sanno fare il miele, come invece quelle che non sono state sue vittime. L'Apollo di cui volentieri sparla Roberto Calasso somiglia tremendamente a Silvio Berlusconi, menzogne comprese, e non è di un neo-apollinesimo che abbiamo bisogno.

Mi permetto di aggiungere un'osservazione temeraria (ma vedo che Calasso, per far luce sul mito di Pitone, non ha esitato ad osservare che in ebraico עין ['ayin] significa sia "occhio" che "sorgente", e questo mi incoraggia): per la religione ebraica, se le api producessero latte, esso non sarebbe kasher (perché è lecito bere solo il latte di animali la cui carne è kasher, cioè ritualmente atta al consumo, e la carne delle api non lo è), mentre è kasher il miele d'api.

La giustificazione ufficiale è che il latte viene secreto dalle ghiandole mammarie dell'animale, e non può che ereditarne lo status ai fini della kashrut, mentre il nettare viene solo accumulato nella borsa melaria, decomposto chimicamente dagli enzimi della saliva, e poi rigurgitato.

Perciò mantiene la kashrut del nettare originale, e l'ape viene considerata semplicemente il raccoglitore ed il catalizzatore del nettare, senza influenza sulla sua composizione. Controprova è la pappa reale: essendo secreta dalle ghiandole ipofaringale e mandibolare dell'ape operaia, non è kasher.

Questo significa che, mentre un ebreo dovrebbe essere scrupolosamente attento al latte che beve (in realtà un latte non kasher viola anche le norme sanitarie italiane, quindi è improbabile che un ebreo osservante lo compri per sbaglio), egli può mangiare qualsiasi miele in tutta tranquillità (tantopiù che la legge italiana vieta assolutamente gli additivi, che potrebbero essere non kasher).

La parte del Libro dell'Esodo che spiega come la figlia del Faraone, dopo aver trovato Mosè tra i giunchi, cerchi una balia, e quella che trova è in realtà sua madre, viene spiegata dall'esegesi rabbinica come un evento provvidenziale che fece sì che il più grande degli ebrei della storia fosse alimentato con latte rigorosamente kasher, ovvero conservasse così la sua identità di ebreo.

E la legge ebraica vieta di dare i bambini ebrei a balie non ebree - va tenuto presente, prima di giudicare troppo male questa norma, che spesso le balie non ebree tentavano di battezzare i figli o comunque di allontanarli dall'ebraismo. Il caso Mortara nacque dall'eccesso di zelo di una balia non ebrea.

Se con il latte si trasmettono i valori e le vocazioni (vi ricordate di Michelangelo che scherza sulla sua balia, figlia di uno scultore, dicendo che il suo personale talento lo aveva succhiato insieme con il suo latte? Quella è stata la sua ninfa), con il miele si assimilano la scienza e la cultura.

E le norme sulla kashrut, il cui scopo è prevenire l'assimilazione, dicono che essa non passa per questa via: lettere, scienze, arti, tecniche giovano all'uomo e non lo traviano. Molti ebrei ed ebree hanno potuto essere intellettualmente eccellenti perché non vedevano nella cultura un pericolo.

I ministri dell'agricoltura che non sanno distinguere invece il latte dal miele fanno una politica identitaria assurda. Dal mio punto di vista "latte" è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo; tutto il resto è "miele". E chi ama un tipo di miele non considera una minaccia chi ne ama un altro.

E chi ama davvero le Ninfe, apprezza anche e soprattutto il loro miele.

lunedì 19 aprile 2010

Tipologia junghiana

Jung Explorer Test
Actualized type: INTP
(who you are)

INTP - "Architect". Greatest precision in thought and language. Can readily discern contradictions and inconsistencies. The world exists primarily to be understood. 3.3% of total population.

Preferred type: ESFJ
(who you prefer to be)

ESFJ - "Seller". Most sociable of all types. Nurturer of harmony. Outstanding host or hostesses. 12.3% of total population.
Attraction type: ENFJ


(who you are attracted to)

ENFJ - "Persuader". Outstanding leader of groups. Can be aggressive at helping others to be the best that they can be. 2.5% of total population.

Take Jung Explorer Test
personality tests by similarminds.com

venerdì 16 aprile 2010

Perché mentire quando la verità è già abbastanza cruda?

Un mio contatto su Facebook ha condiviso questa nota, che riproduce questo sito, e parla della spiacevole situazione in cui vengono messe migliaia di palestinesi che rischiano di essere espulsi dalla Cisgiordania perché senza documenti in regola - per saperne di più da una fonte affidabile, leggete qui.

Se Annalena Di Giovanni, l'autrice della nota, avesse semplicemente riferito le parole di Amira Hass, l'avrei lodata. Purtroppo, lei non si è voluta accontentare della cruda verità ed ha aggiunto le menzogne che seguono:

(quote)

Per altri, invece, il problema non sussiste, neanche col nuovo ordine. Israele, pur incriminando chiunque si sia allontanato (spesso perché costretto) dal luogo in cui è nato, è tuttora il Paese che concede la residenza a chi dimostra di avere un ottavo di sangue - risalendo fino al nonno paterno - di “razza” ebraica. La regola non si applica ai convertiti. Un ottavo che è sufficiente per sposare, concedere la residenza, studiare, dove si vuole ma anche a spostarsi e vivere dove si preferisce. Inclusi gli insediamenti in Cisgiordania che persino gli Usa, ormai, considerano illegali.

Così l’unica democrazia del Medio Oriente è ancora una volta, divisa fra due pesi e due misure. Fra chi, per diritto di nascita, non può sperare di esistere da nessuna parte, sposarsi, studiare, muoversi. E chi, grazie un ottavo di sangue, può accaparrarsi anche il diritto di decidere chi resta e chi se ne va, nei territori palestinesi occupati 


(unquote)

Per prima cosa, Annalena non sa fare i conti.

Infatti:

  • io ho 2 genitori, quindi eredito 1/2 del "sangue" da ognuno di loro;
  • io ho 4 nonni, quindi eredito 1/4 del "sangue" da ognuno di loro;
  • io ho 8 bisnonni, quindi eredito 1/8 del "sangue" da ognuno di loro.
Quindi, Annalena parla di nonni, ma quando fa i conti attribuisce loro le parti dei bisnonni. Mi auguro che non debba mai dividere nemmeno una torta.

Inoltre, le cose stanno veramente così? Andiamoci a leggere quello che dice la legge israeliana - non è necessario conoscere l'esoterica lingua ebraica, perché la Knesset, il parlamento israeliano, ci ha fatto il piacere di tradurre la Legge del Ritorno in lingua inglese.

Leggiamoci gli articoli che ci interessano, aggiunti nel 5730-1970:

(quote)

Rights of members of family
4A. (a) The rights of a Jew under this Law and the rights of an oleh under the Nationality Law, 5712-1952, as well as the rights of an oleh under any other enactment, are also vested in a child and a grandchild of a Jew, the spouse of a Jew, the spouse of a child of a Jew and the spouse of a grandchild of a Jew, except for a person who has been a Jew and has voluntarily changed his religion.


[...]


Definition
4B. For the purposes of this Law, "Jew" means a person who was born of a Jewish mother or has become converted to Judaism and who is not a member of another religion."

(unquote)

Traduciamo:

(inizio)

Diritti dei membri della famiglia



4A. (a) I diritti di un ebreo ai sensi di questa Legge ed i diritti di un oleh [ebreo immigrato in Israele per stabilirvisi permanentemente, NdR] ai sensi della Legge sulla Nazionalità, 5712-1952, così come i diritti di un oleh ai sensi di ogni altra disposizione, sono inoltre riconosciuti anche ai figli ed ai nipoti di un ebreo, al coniuge di un ebreo, al coniuge di un figlio di un ebreo ed al coniuge di un nipote di un ebreo, salvo il caso di una persona che è stata ebrea ed ha volontariamente cambiato religione.

[...]

Definizione



4B. Ai sensi di questa Legge, "ebreo" significa una persona che è nata da madre ebrea o si è convertita all'ebraismo e non appartiene ad un'altra religione.


(fine)


Faccio perciò notare che:

  1. I bisnonni non c'entrano proprio - Annalena ha proprio sbagliato i conti;
  2. la cittadinanza israeliana viene concessa anche al coniuge di un "ebreo", al coniuge del figlio di un "ebreo", al coniuge del nipote di un "ebreo" - tutti questi coniugi evidentemente non sono ebrei, altrimenti la disposizione sarebbe superflua; questo mostra inoltre che la cittadinanza non è legata al "sangue", visto che altrimenti la disposizione non avrebbe senso;
  3. la legge mostra chiaramente che la qualifica di "ebreo" si può acquisire per scelta (convertendosi all'ebraismo) e si può perdere per scelta (abbracciando una religione diversa da quella ebraica); si possono rivolgere molte critiche a questo, ma non c'è modo di sostenere che una qualifica che si può acquisire o perdere per libera scelta dipenda dal "sangue".
Mi permetto di aggiungere che la Legge del Ritorno non mi soddisfa del tutto, e vi spiego perché: anche al giorno d'oggi gli ebrei rischiano di essere perseguitati in misura significativamente maggiore di altri popoli, e la disponibilità dei vari paesi del mondo ad accogliere profughi in fuga da persecuzioni etniche o religiose è sempre molto scarsa.

Mi va benissimo perciò che Israele voglia essere il rifugio sicuro per gli ebrei, e consenta a tutti gli ebrei di stabilirvisi - perché se non lo fa Israele nessun altro paese lo farà. Ma concedere automaticamente anche la cittadinanza agli ebrei (ed alle altre persone elencate nella Legge del Ritorno) significa creare un'evidente disparità a danno dei non ebrei.

Preferirei perciò che la cittadinanza venisse concessa a chi soddisfa dei criteri indipendenti dalla religione e dall'etnia, e dimostra la sua lealtà al paese con un giuramento di fedeltà e facendo il servizio militare o civile.

Queste mie opinioni non mi rendono il beniamino degli israeliani, ma c'è un'enorme differenza tra il criticare un aspetto della Legge del Ritorno, ed il ricorrere alle menzogne pur di dimostrare a tutti i costi che Israele è un paese razzista.

In realtà Israele è razzista come lo è l'Italia: perché ha un governo di destra il cui programma è esasperare i conflitti tra gli "eletti" ed i "reietti", non per altro, e questa mi pare una verità già abbastanza cruda. Non c'è bisogno di aggiungerle delle bugie.

Non posso riconoscere a chi scrive queste cose la scusante dell'ignoranza, perché Internet permette di controllare velocemente ogni cosa, e sono stufo di passare la vita a correggere gli errori e la malafede degli altri.

venerdì 9 aprile 2010

L'argomento retorico "Nemmeno i nazisti ..."

Quest'articolo su un obbrobrio che i partiti al governo in Israele stanno cercando a tutti i costi di far approvare - una legge che punisca finanziariamente le organizzazioni che celebrano la Nakba, ovvero la catastrofe che ha colpito circa 700 mila palestinesi, che lasciarono le loro case ed i loro beni quando fu fondato lo stato d'Israele (gli israeliani ammettono che una parte di loro fu brutalmente cacciata; negano che ci fosse un piano per la pulizia etnica della Palestina, come invece sostengono i palestinesi) - ha provocato questa discussione su Facebook, in cui sono intervenuto promettendo che avrei indagato.

Una prima indagine ha rintracciato questi articoli:
che mostrano che l'articolo originale era reo di almeno un'imprecisione: dava per già approvata la cosiddetta "Legge sulla Nakba", quando in realtà era stata approvata solo nella prima delle tre letture che una legge esige per essere promulgata dalla Knesset - il parlamento monocamerale israeliano.

Per quanto riguarda l'affermazione secondo cui questa legge stabilisce la galera per quei palestinesi che il prossimo 15 maggio "mostrassero sul volto segni di tristezza", mi sono fatto mandare da una mia amica israeliana di sinistra (e che condivide il mio giudizio assai negativo) una copia di questo progetto di legge, nel testo originale ebraico che qui allego:



הצעת חוק של חברי הכנסת                אלכס מילר
                                                          פניה קירשנבאום
                                                          חמד עמאר
                                                          דוד רותם                    

                                                         פ/1403/18                             

הוספת סעיף 3ב 
1.             
בחוק יסודות התקציב, התשמ"ה –1985[1], אחרי סעיף 3א יבוא:


"הוצאה אסורה
3ב.
(א)      גוף מתוקצב או גוף נתמך כהגדרתם בסעיף 21, ומוסד ציבורי הנתמך לפי סעיף 3א לא יוציאו הוצאה לשם ביצוע פעילות שיש בה –








(1)       שלילת קיומה של מדינת ישראל כמדינתו של העם היהודי;







(2) שלילת אופיה הדמוקרטי של המדינה;







(3) תמיכה במאבק מזוין או במעשה טרור, של אויב או של ארגון טרור, נגד מדינת ישראל;







(4) הסתה לגזענות, לאלימות או לטרור;







(5) פגיעה בכבוד דגל המדינה או בכבוד סמל המדינה;






בסעיף קטן זה, "הוצאה" – לרבות ויתור על הכנסה.






(ב)       ראה שר האוצר כי גוף מתוקצב או גוף נתמך לא קיים הוראה מהוראות סעיף זה, רשאי הוא לעכב סכומים שיש להעבירם לאותו גוף מתקציב המדינה, לרבות לפי כל דין."


דברי הסבר

חוק יסודות התקציב, התשמ"ה – 1985 קובע את עקרונותיו של תקציב המדינה ואת מרחב התמרון של מנסחי התקציב. מוצע, כי עקרון "הדמוקרטיה המתגוננת" יובא לידי ביטוי מעשי גם במסגרת הקביעה מהי הוצאה האסורה על גופים ממשלתיים ועל גופים הזוכים למימון ממשלתי.
בהתאם, ייקבע בחוק איסור על גופים ממשלתיים או כאלה שזוכים למימון ממשלתי, לארגן או לממן פעילויות שיש בהן כדי לערער את יסודות המדינה ולסתור את ערכיה הבסיסיים.
זאת, על מנת ליצור הרמוניה חקיקתית עם חוקים שונים במסגרתם הוקנו למדינה כלים להגנה על עקרונות היסוד שלה, למשל: סעיף 7א לחוק יסוד הכנסת, סעיף 1(א1) לחוק חסינות חברי הכנסת, זכויותיהם וחובותיהם, תשי"א –1951 וסעיף 39א לחוק הרשויות המקומיות (בחירות), תשכ"ה –1965).
בסעיף 3ב(א)(1) מוצע, כי ייאסר מימון פעילויות שיש בהן משום שלילת קיומה של מדינת ישראל כמדינתו של העם היהודי. טעם קיומה של מדינת ישראל הוא בהיותה מדינה יהודית. אופי זה מרכזי הוא לקיומה, ואין לאפשר לגופים אשר נתמכים כלכלית על ידי תקציב המדינה לממן פעילויות או ליתן חסות במסגרתן לפעילויות שיש בהן משום שלילת קיומה של המדינה כיהודית, בין השאר, על ידי ציון יום העצמאות או יום הקמת המדינה כיום אבל.
בסעיף 3ב(א)(2) מוצע, כי ייאסר מימון פעילויות שיש בהן משום שלילת אופייה הדמוקרטי של המדינה, והעקרונות העומדים בבסיס הדמוקרטיה, ביניהם, הכרה בריבונות העם המתבטאת בבחירות חופשיות ושוות; הכרה בגרעין של זכויות אדם, ובהן כבוד ושוויון, קיום הפרדת רשויות, שלטון החוק ורשות שופטת עצמאית.
בסעיף 3ב(א)(3) מוצע, כי ייאסר מימון פעילויות שיש בהן משום תמיכה במאבק מזוין או במעשה טרור, של אויב או של ארגון טרור, נגד מדינת ישראל. אין להשלים עם מצב בו מדינת ישראל מממנת פעילות אשר למעשה תומכת במאבק המזוין נגדה, ויש לשלול מימון במקרה בו הובעה תמיכה במעשה טרור, כהגדרתו בחוק איסור מימון טרור, התשס"ה–2005.
בסעיף 3ב(א)(4) מוצע, כי ייאסר מימון פעילויות שיש בהן משום הסתה לגזענות, לאלימות או לטרור. תופעות אלו נוגדות את הערכים שעליהם מושתתת מדינת ישראל. במשך דורות היה העם היהודי קורבן להסתה גזענית, לאלימות ולטרור, אך טבעי הוא שמדינת ישראל לא תקצה כל מימון לתומכים בתופעות אלו.
בסעיף 3ב(א)(5) מוצע, כי ייאסר מימון פעילויות שיש בהן משום פגיעה בכבוד דגל המדינה או בכבוד סמל המדינה.
בסעיף 3ב(ב) מוצע, כי תיקבע סנקציה בחוק המעניקה לשר האוצר סמכות שתסייע לו לאכוף את החוק ולבצעו.

---------------------------------
הוגשה ליו"ר הכנסת והסגנים
והונחה על שולחן הכנסת ביום
י"ד בתמוז התשס"ט – 6.7.09



[1] ח"ת התשמ"ה, עמ' 15



Questa è la traduzione - con qualche imperfezione, per cui non mi offendo certo se la farete verificare da un traduttore esperto e fidato:


Knesset Decimoottava

Proposta di legge dei deputati: Alex Miller
Pina Kirschenbaum
Hamud Amar
David Rotem
          
                                 
                                                         פ/1403/18                            
Si aggiunge il comma 3B
1.             
Alla legge sul bilancio del 5745-1985, dopo il comma 3A:


Spesa vietata
3B
(a)     Un ente finanziato o sostenuto ai sensi dell’articolo 21, ed un’istituzione pubblica sostenuta ai sensi del comma 3° non spenderanno denaro per compiere azioni in cui vi siano:








(1)     la negazione dello Stato di Israele come stato del popolo  ebraico;







(2) la negazione del carattere democratico dello stato;







(3)  sostegno alla lotta armata o ad atti di terrorismo, del nemico o di un’organizzazione terroristica, contro lo stato d’Israele;







(4) istigazione al razzismo, alla violenza od al terrorismo;







(5) Oltraggio alla bandiera dello stato  od allo stemma dello stato;






In questo comma “spesa” è l’eccedenza rispetto alle entrate






(b)     Se il Ministro del Tesoro vede che un ente finanziato o sostenuto non ha ottemperato alle disposizioni di questo comma, egli è autorizzato a trattenere le somme dovute al medesimo ente dal bilancio dello stato, in aggiunta a tutte le altre punizioni stabilite dalla legge.  


Spiegazioni
La legge fondamentale sul bilancio del 5745-1985 fissava i principi del bilancio dello stato e lo spazio di manovra di coloro che formulano il bilancio. Propone che il principio della “democrazia che si difende” sia esteso alle espressioni pratiche anche nel quadro della decisione di vietare una spesa agli enti pubblici o che ricevono finanziamenti pubblici.
 Allo stesso modo, si stabilisce in questa legge il divieto per gli enti pubblici  o che, come quelli, ricevono finanziamenti pubblici, di organizzare o finanziare attività in cui si mettono in discussione i fondamenti dello stato e se ne rifiutano i valori fondamentali.
Questo, al fine di produrre l’armonia legislativa con le diverse leggi nel quadro del fornire allo stato i mezzi per difendere i suoi principi fondamentali, come: il comma 7A della legge fondamentale sulla Knesset; l’articolo 1 (comma 1A) della legge sull’immunità, i diritti ed i doveri dei parlamentari del 5711-1951, ed il comma 39° della legge sulle autorità locali (elezioni) del 5725-1965.
Nel comma 3B(A)(1) si propone che sia vietato finanziare atti in cui si integri la negazione dell’esistenza dello stato d’Israele come stato del popolo ebraico. La ragion d’essere dello stato d’Israele è l’essere lo stato del popolo ebraico. Questo carattere è centrale per la sua esistenza, e non è ammissibile che degli enti che ricevono sostegno economico dal bilancio dello stato finanzino atti od offrano protezione nel quadro delle azioni che integrano la negazione dell’esistenza dello stato in quanto ebraico, e tra esse, attraverso la celebrazione del giorno dell’indipendenza come giorno di lutto.
Nel comma 3B(A)(2) si propone che sia vietato finanziare attività in cui si integra la negazione del carattere democratico dello stato, ed i principi che stanno alla base della democrazia, tra cui la coscienza che la sovranità popolare si manifesta attraverso il voto libero ed eguale; la coscienza dell’esistenza di un nucleo di diritti umani, tra cui quello alla dignità ed all’eguaglianza, l’esistenza della separazione dei poteri, del “rule of law” e dell’indipendenza della magistratura.
Nel comma 3B(A)(3) si propone di vietare il finanziamento di atti in cui si integri il sostegno alla lotta armata o ad atti di terrorismo, del nemico o di un’organizzazione terroristica, contro lo stato d’Israele. E’ inaccettabile una situazione in cui lo stato d’Israele finanzi attività che nei fatti sostengono la lotta armata contro di lui, ed è necessario revocare i finanziamenti nel caso in cui si esprima il sostegno ad atti terroristici, nel quadro della legge che vieta di finanziare il terrorismo, del 5765-2005.
Nel comma 3B(A)(4) si propone che sia vietato finanziare attività in cui si integri  l’istigazione al razzismo, alla violenza, al terrorismo. Questi fenomeni sono contrari ai valori su cui si fonda lo stato d’Israele. Nel corso delle generazioni il popolo ebraico è stato la vittima sacrificale dell’istigazione al razzismo, alla violenza ed al terrorismo, ed è naturale che lo stato d’Israele non dia un quattrino a chi sostiene questi fenomeni.
 Nel comma 3B(A)(5) si propone che sia vietato finanziare attività che integrino l’oltraggio alla bandiera dello stato od allo stemma dello stato.
Nel comma 3B(B) si propone che sia stabilita una sanzione legale che dia al Ministro del Tesoro il potere di attuare e far rispettare la legge.
-------------------------------------------------------------------------------
Consegnata al presidente ed ai vicepresidenti della Knesset
E messa in agenda il giorno
14 Tammuz 5769 – 6 Luglio 2009



Il commento è questo: enorme è la differenza tra il testo del disegno di legge e quello che è stato detto dall'articolo che ha scatenato la polemica. La proposta di legge prevede solo la revoca dei finanziamenti pubblici agli enti che organizzino manifestazioni in cui si neghi il carattere ebraico e democratico dello stato d'Israele, e nelle "spiegazioni" è precisato che organizzare una celebrazione luttuosa del giorno dell'indipendenza d'Israele dovrà essere considerato negazione siffatta. Nulla è previsto a carico delle persone che alla manifestazione partecipino, semprechè non violino altre leggi.

L'articolo originale è una menzogna, e chi lo ha riportato su Facebook si è fatto cassa di risonanza di questa menzogna. Non ha neanche la scusa che non conosceva la lingua ebraica, in quanto la traduzione che io ho fatto (e che è aperta ad ogni verifica) veniva molto ben riassunta dai cinque link in inglese che ho citato, e che qualsiasi persona avrebbe potuto trovare con un minimo di diligenza.

Che la destra, tanto in Israele che in Italia, non brilli per intelligenza è un fatto assodato; ma che fosse così stupida da pretendere di imporre alle persone di essere felici per legge era una cosa tanto incredibile da imporre una sana incredulità e voglia di verificare - come consigliava anche lo storico arabo mussulmano Ibn Khaldun.

Chi aveva fretta di ricorrere all'argomento retorico "Nemmeno i nazisti ..." non lo ha fatto, e non solo ha dimostrato di non sapere di che stava parlando, ma mi ha anche costretto, per smentire questa menzogna, a riportare integralmente dichiarazioni reboanti di persone alla cui sincerità non credo affatto.

Loro si dicono contro il razzismo, ma è chiaro a qualsiasi israeliano che, a pari gravità dei misfatti, la legge sarà molto più severa contro le organizzazioni arabe che contro quelle ebraiche israeliane. Ed i palestinesi d'Israele, qualunque sia il loro atteggiamento verso Israele, non potranno che ritenerla un altro pretesto per discriminarli.

Personalmente, ritengo che l'indipendenza d'Israele sia stata una degli eventi da celebrare del 20° Secolo - ma non si può ignorare che molte persone ne sono state vittime. La "legge sulla Nakba" è un tentativo stupido prima ancora che ingiusto di chiudere il dibattito, impedendo che alla contrapposizione tra vincitori e vinti segua una visione comune della storia.

E' un errore trattare la Guerra d'Indipendenza israeliana come se fosse stata una battaglia tra fascisti ed antifascisti; è stata semplicemente una guerra per il possesso di un territorio - ed il giudizio etico va perciò riservato alle atrocità che vi furono commesse.