Leggete questo brano di pagina 99 del libro “Beirut” di Samir Kassir (Einaudi 2009):
(quote)
L’attenzione egiziana non si concentrò solo sulla città propriamente detta, ma si rivolse anche al porto per il quale la costruzione, a partire dal 1834, di un lazzaretto si rivelò una vera manna. Il colpo di fortuna era indiscutibile: nel caso, un concorso di circostanze fece beneficiare Beirut della preoccupazione egiziana per l’igiene pubblica. La volontà di Ibrahim Pascià, appoggiato dai consoli stranieri, di allestire una rete di quarantene che coprisse tutta la Siria per porre freno alle epidemie suscitò l’ostilità dei religiosi. A Damasco, gli ulema fecero una petizione sostenendo, in particolare, che la privazione della libertà senza una motivazione di carattere penale sarebbe stata contraria ai precetti dell’islam, e per le stesse ragioni i notabili di Tripoli rifiutarono l’istituzione di una quarantena marittima. Fu così presa la decisione di installarla nei pressi di Beirut dove l’influenza degli ulema era minore, e si scelse un sito decentrato ma non troppo, in punta alla baia di San Giorgio, sul capo Khodr. La zona, in seguito integrata a Beirut, manterrà il nome di Karantina, ovvero La Quarantaine.
(unquote)
Samir Kassir è stato uno storico, giornalista e politico libanese di prim’ordine, purtroppo assassinato nel 2005. Un amico libanese ha detto che era un uomo eccezionale e che è un peccato che sia stato ucciso, anche se il mio amico è mussulmano sciita e Kassir era cristiano greco-ortodosso.
Al di là di questa dimostrazione di come si possa non lasciarsi appannare il giudizio dalle proprie appartenenze confessionali, penso che avrete capito che per me il periodo più importante del brano era:
“A Damasco, gli ulema fecero una petizione sostenendo, in particolare, che la privazione della libertà senza una motivazione di carattere penale sarebbe stata contraria ai precetti dell’islam, e per le stesse ragioni i notabili di Tripoli rifiutarono l’istituzione di una quarantena marittima.”
Credo che l’obiezione sia stata superata, e che ora nessuno si opponga all’isolamento di chi potrebbe avere una malattia contagiosa; però era un’obiezione assai nobile che mi permette due osservazioni.
La prima è che dà ragione a coloro che avvertono che i mussulmani che vogliono che la fonte del diritto del loro paese sia la Shari’a non lo fanno necessariamente per fanatismo religioso, ma perché si sono resi conto che nei loro paesi la modernizzazione non ha portato la democrazia, ma un apparato repressivo più efficiente ed una corruzione più sistematica – ed ha privato il loro sistema politico dei limiti che la tradizione islamica (espressa anche dall’obiezione citata) imponeva al potere del sovrano.
La seconda è che io non voglio che uno stato sia governato da un diritto a base religiosa, perché la parte di questo diritto che viene fatta risalire direttamente alla Rivelazione può dimostrarsi irriformabile; però, se vogliamo che un sistema giuridico laico sia un progresso, occorre che esso dimostri una sensibilità per i diritti delle persone almeno pari a quella dei suoi concorrenti a base religiosa - e non è detto che sia una concorrenza scadente.
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