mercoledì 22 aprile 2009

Maggiorascato in Israele?!?

Qualche giorno fa ho letto l'interessante libro di Youssef Courbage ed Emmanuel Todd, "L'incontro delle civiltà", Tropea 2009. Leggendolo mi sono reso conto che una simile analisi della struttura familiare si trovava nel libro di Luigi Anolli, "Psicologia della cultura", Il Mulino 2004, che avevo letto anni fa. Ed infatti Luigi Anolli si ispirava ad alcuni vecchi libri di Emmanuel Todd.

L'analisi di Anolli mi aveva particolarmente colpito perché c'era un dettaglio antisemita. Infatti l'autore chiama "famiglia autoritaria" quella che si basa sul maggiorascato, ovvero in cui il figlio maggiore eredita l'intero patrimonio, e che ha la sua traduzione ideologica in un sistema autoritario con diseguaglianze gravi stabilite per nascita - come il nazismo.

Il dettaglio antisemitico stava nel sostenere che anche in Israele c'era questo tipo di famiglia, così come c'era in Germania e Giappone. Ma se io vado a rileggere il libro di Courbage e Todd, scritto a dire il vero dopo quello di Anolli, non vedo alcun accenno ad Israele come paese a famiglia autoritaria.

Io non so se quest'accenno si trovasse in uno dei vecchi libri di Todd letti da Anolli, oppure sia stato un'interpolazione di costui. Fatto sta che non ha alcuna giustificazione.

Infatti nel maggiorascato di tipo tedesco (se ne ha una versione nel "maso chiuso" della provincia di Bolzano) tutto il patrimonio viene ereditato dal primogenito, mentre la Bibbia ebraica stabilisce semplicemente che il primogenito eredita una doppia porzione del patrimonio paterno - e (ovviamente) paga doppia parte dei debiti del babbo.

Se permettete, non è la stessa cosa: passiamo dalla supremazia assoluta ad un privilegio moderato a cui si accompagnano obblighi supplementari. Si può dedurre da questo che l'ebraismo è una religione in cui le persone non sono uguali, ma la diseguaglianza non è così radicale da negare l'umanità di alcuno, e ad ogni onore corrisponde un onere.

Non mi piacciono le diseguaglianze, ma questa non è certo paragonabile al nazismo!

Tra parentesi, non è che il diritto ebraico delle successioni sia rimasto immobile dall'epoca biblica; per esempio, nelle comunità ashkenazite si era escogitato lo shtar chatzi zakar = atto della metà del maschio per consentire alle figlie femmine (che secondo la norma biblica ereditavano solo in casi eccezionali) di ereditare metà della parte dei figli maschi. Se si vuole si può rintracciare qui un tentativo di includere chi era stato escluso, che però non arriva al riconoscimento dell'uguaglianza piena.

Nel Qitzur Shulchan 'Arukh, un manuale di halakhah (legge religiosa ebraica) pratica redatto nel 1897 dal rabbino ungherese Shlomo Ganzfried, di cui esiste anche un'edizione italiana, si prescrive di non fare in modo che i propri figli ereditino in modo diseguale, in quanto alcuni figli possono aver demeritato, ma i figli loro potrebbero meritare ad abundantiam, e non sarebbe giusto punirli per le colpe dei genitori. Purtroppo, non è chiaro su quale autorità si basi l'autore per motivare quest'interessante innovazione nel diritto successorio.

In ogni caso, la legge civile israeliana del 1965 non riconosce alcun diritto di primogenitura, e stabilisce che i figli di ambo i sessi ereditino in parti uguali. Quindi dire che in Israele ci sono il maggiorascato e la famiglia autoritaria è una colossale idiozia.

La cosa che mi aveva fatto arrabbiare di più nel libro di Anolli era che, secondo l'autore, era possibile prevedere i tassi di suicidio (e di alcuni delitti) di un paese sulla base della struttura familiare, e per dimostrarlo l'autore aveva stampato una tabella comparativa.

Ma i tassi di suicidio israeliani (6,5 suicidi per 100.000 abitanti nel 1997) erano, stranamente, di gran lunga i più bassi della categoria dei paesi a famiglia autoritaria. Confrontiamoli con questi altri paesi (tra quelli elencati da Anolli):

  • Irlanda: 11,3 suicidi per 100.000 abitanti nel 1999 (il valore più basso eccetto Israele);
  • Germania: 13,7 suicidi per 100.000 abitanti nel 1999;
  • Austria: 18,5 suicidi per 100.000 abitanti in Austria nel 2001;
  • Giappone: 25,3 suicidi per 100.000 abitanti nel 1999 (il valore più alto della tabella).

Io faccio l'impiegato di banca, non lo statistico, ma noto che i dati israeliani appaiono degli intrusi al confronto con gli altri del gruppo. Se li confrontiamo invece con quattro paesi a "famiglia nucleare assoluta", cioè in cui per legge o tradizione tutti i figli ereditano in parti uguali:

  • Messico: 3,2 suicidi per 100.000 abitanti nel 1995;
  • Italia: 7,2 suicidi per 100.000 abitanti nel 1999;
  • Romania: 12,3 suicidi per 100.000 abitanti nel 2001;
  • Francia: 17,7 suicidi per 100.000 abitanti nel 1999
vediamo che i dati israeliani (li ripeto: 6,5 suicidi per 100.000 abitanti nel 1997) in questo gruppo si inseriscono benissimo.

Se Luigi Anolli ci avesse creduto davvero alla teoria che insegnava ai suoi lettori, l'avrebbe usata per validare i dati in suo possesso, si sarebbe reso conto dell'anomalia dei dati israeliani rispetto alla categoria in cui voleva inserirli, e si sarebbe detto: "Vuoi vedere che mi hanno raccontato una panzana sul sistema di parentela israeliano, e che dovrei informarmi meglio?"

Anche Lévi-Strauss, rivedendo le ricerche sul campo dei suoi colleghi, si è trovato in situazioni simili, in cui un po' di logica bastava a confutare osservazioni fatte male; e se Anolli ne avesse seguito l'esempio, avrebbe dato una magnifica dimostrazione della validità della teoria.

Peggio per lui.

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