Tre cose sarebbe interessante rivendicare in un Pride, ma i tempi non sono maturi:
1. L'abrogazione degli articoli 527 e 529 del Codice Penale, che rispettivamente puniscono e definiscono gli atti osceni in luogo pubblico. Nel migliore dei mondi possibili, uno dovrebbe vestirsi solo per autoprotezione; io mi accontento che si possa (s)vestirsi come si vuole in pubblico, senza temere altro che il caldo od il freddo.
2. La revisione del Codice Civile, in modo da consentire il matrimonio di gruppo, senza diminuire le garanzie per i coniugi più vulnerabili. Oltre alle garanzie più ovvie, ispirate al diritto delle società di persone, ed all'attuale diritto di famiglia, va introdotto l'obbligo di informare i nubendi dell'effettivo stato civile dell'altro, compreso il numero di coniugi o persone con cui ha richiesto le pubblicazioni, ed il diritto di veto per i coniugi od i nubendi all'ingresso di nuovi coniugi o nubendi nella compagine familiare - esercitato una volta per tutte (rendendo così il matrimonio monogamico) oppure di volta in volta (non è mai una buona idea introdurre in un gineceo/androceo/ecc. una persona sgradita a chi ne fa già parte).
3. Fatto questo, modificare l'articolo 556 del Codice Penale, che definisce e punisce la bigamia in modo che sia punita solo in caso di raggiro (cosa che ora è una circostanza aggravante) - intendendo per raggiro l'ingannare l'altr* non solo sul proprio stato civile, ma anche sul numero esatto di coniugi e nubendi (sposare chi ha già un coniuge od un* fidanzat* non è la stessa cosa dello sposare chi ne ha già tre).
Ovviamente, il matrimonio di gruppo dovrebbe essere egualitario (ovvero non ha importanza il genere di alcuno dei coniugi).
Pubblico queste considerazioni in un blog personale, non in quello di Lieviti, perché queste considerazioni non sono una presa di posizione dell'associazione, ma la mia lista dei desideri.
Raffaele Yona Ladu