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sabato 22 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Tra limmud e studium
Ho cominciato (era ora!) a leggermi i Quaderni del Carcere di Gramsci, in cui (Q. 1, $ <92>, p67) si riporta un articolo di Eugenio Giovannetti, in cui è scritto che in latino "studium" significa propriamente "punta viva".
Se questo è vero (non posso controllare), "studium" traduce perfettamente l'ebraico "limmud", letteralmente "pungolo".
mercoledì 5 marzo 2014
Il limite dell'identità ebraica
[1] Italy’s Only Female Rabbi Digs Up the Country’s Hidden Jewish Roots
[2] The Torah’s Instructions to Non-Jews—The Laws of Bnei Noach
[2] The Torah’s Instructions to Non-Jews—The Laws of Bnei Noach
L'articolo [1] è molto interessante, ma ci sono due cose da dire: la prima è che mi tocca concordare con chi ha osservato che, sebbene non manchino certo nell'Italia meridionale discendenti degli "anusim" (= "costretti", ovvero ebrei che si convertirono [falsamente] al cristianesimo cattolico per non patire l'esilio), stimare che siano fino al 50% della popolazione dell'Italia meridionale non ha molto senso.
La seconda è l'osservazione che rav Barbara Aiello perse il posto in Italia per aver celebrato dei matrimoni interreligiosi, ad onta del divieto impostole dalla congregazione che l'aveva assunta, divieto che le congregazioni ebraiche riformate americane si guardano bene dall'imporre.
Ci ho pensato un pochino e mi sono detto che qui non siamo semplicemente di fronte al divieto della Torah, riaffermato da Esdra e Neemia, per un* ebre* di sposare un* non ebre*: ci sono molte coppie miste in tutto il mondo, e, sebbene questa non sia considerata la situazione ideale (molti, anche tra i riformati, ritengono che chi ha sposato un* non ebre* non può fare il/la rabbin*, e le comunità ortodosse escludono dagli incarichi di vertice chi si trova in questa situazione), non perché nasce una coppia mista un* rabbin* perde il posto.
Celebrare un matrimonio (od un rito) interreligioso significa che tutte le comunità coinvolte si riconoscono a vicenda e riconoscono le rispettive fedi come mezzi acconci ("upaya", per usare la terminologia buddhista) per entrare in rapporto con il divino (comunque definito) - un riconoscimento che chi ha licenziato Barbara Aiello non voleva concedere.
[2] fa pensare che in questo ci siano ragioni dottrinali molto più profonde del risentimento per l'antisemitismo cattolico (per nulla scomparso, purtroppo), ma mi pare comunque un errore molto grave.
Raffaele Ladu
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