Un amico mi ha segnalato l'articolo [0] di Umberto Veronesi ritenendolo utile alla causa bisessuale; io non ne sono convinto, e vi spiego perché.
Citiamo questo brano:
"Più un uomo si avvicina a ruoli che non richiedono particolare mascolinità, come avveniva nell'antichità, tipo cacciare, uccidere, combattere altri uomini, faticare per procurarsi il cibo, meno la sua ipofisi riceverà stimoli dall'ipotalamo e, giorno dopo giorno, i testicoli rallenteranno la loro funzionalità. Lo stesso discorso vale per la donna, costretta invece a sviluppare aggressività per imporsi socialmente, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità; per cui l'ovaio tende a ridurre la produzione di estrogeni, su istruzione dell'ipotalamo. Il risultato è che le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l'attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti".
e poi questo:
"E' inevitabile che la sessualità si evolva per aprirsi sempre più alla omosessualità e alla bisessualità, che del resto non sono fenomeni di quest'epoca; basta pensare alla civiltà greca, che non ha mai stigmatizzato omosessualità e bisessualità come deviazioni. Va sottolineato che le gonadi acquisiscono le caratteristiche maschili o femminili solo intorno al secondo mese di vita intrauterina e una traccia di bisessualità biologicamente esiste in ognuno di noi. Le attuali condizioni sociali stanno facendo emergere con sempre maggiore evidenza questo aspetto; è ragionevole pensare che il trend continuerà stabilmente nel futuro, salvo grandi rivoluzioni socio-demografiche. E' un'evoluzione in corso che sfocerà in una nuova e più ampia sessualità, senza una data di inizio e una di fine".
Il punto di partenza di Veronesi è la naturalizzazione della sessualità, anzi, l'eteronormatività, in quanto sostiene che:
(...) le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l'attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti.
L'omosessualità non gode del medesimo status dell'eterosessualità nel discorso di Veronesi, in quanto non è un'attrazione "naturale" tra "poli opposti".
Più ambiguo è lo status della bisessualità nel discorso: si parte dal principio che ogni persona viene generata bisessuale ed una parte di bisessualità residua in ogni persona - e se "si attenua (...) l'attrazione reciproca", essa può riemergere ed influenzare il comportamento.
La bisessualità quindi è una forma di immaturità, giudizio in parte condiviso dall'omosessualità nel discorso di Veronesi - perché la piena maturità si ha quando corpi, generi e desideri sono polarmente opposti.
L'operazione di Veronesi, cioè legare desideri ed identità di genere al corpo, è evidente anche nel suo mettere insieme bisessualità, intersessualità e transessualità.
La bisessualità psichica ed il transgenderismo/transessualità sono spesso intrecciati, ma non si è ancora provato che hanno una comune origine in un particolare assetto psicofisiologico - del resto, il DSM-V ammette che la persona che soffre di "disforia di genere" può avere qualsiasi orientamento sessuale, e non è detto che sia bisessuale. Qui l'aggancio tra le due condizioni non funziona.
Per quanto riguarda transessualità ed intersessualità, sarebbe più facile agganciarle, perché, secondo diversi studi, chi soffre di "disforia di genere" avrebbe una struttura cerebrale più adatta al sesso verso il quale vuole migrare che a quello assegnatogli alla nascita (e, guarda caso, è stata eliminata dal DSM-V l'incompatibilità che prima esisteva tra una condizione di intersessualità e la diagnosi di "disforia di genere"), ma vorrei saperne di più prima di dire che sono due facce della stessa medaglia.
Per quanto riguarda transessualità ed intersessualità, sarebbe più facile agganciarle, perché, secondo diversi studi, chi soffre di "disforia di genere" avrebbe una struttura cerebrale più adatta al sesso verso il quale vuole migrare che a quello assegnatogli alla nascita (e, guarda caso, è stata eliminata dal DSM-V l'incompatibilità che prima esisteva tra una condizione di intersessualità e la diagnosi di "disforia di genere"), ma vorrei saperne di più prima di dire che sono due facce della stessa medaglia.
Veronesi lo considero un "essenzialista dal volto umano" perché, al contrario di quelli "con la faccia feroce", riconosce che il genere è socialmente costruito - ma questo solo perché, pur rintracciando nel corpo l'essenza della persona, riconosce che quest'essenza è aperta alle influenze sociali grazie al circuito ipotalamo-ipofisi.
La persona ha un sesso corporeo, ma questo sesso non è immutabile, ed ha un'elasticità paragonabile a quella del genere sociale - questo rende la matrice eterosessuale in Veronesi meno rigida, ma le fa conservare comunque la coerenza tra corpo, genere, desiderio.
Veronesi ha l'accortezza di misurare le persone non in base ad una norma astratta ("Maschio e femmina [Dio] li creò", Genesi 1:27) ma in base alle esigenze sociali di un momento storico (mediate dal circuito ipotalamo-ipofisi), e così può rifiutarsi di trasformare un giudizio medico-legale (l'omosessualità meno naturale dell'eterosessualità e la bisessualità come forma di regressione) in un giudizio morale.
Ma non abbatte le basi dell'eterosessismo, anche se non trova nulla di sbagliato nel voler cambiare sesso.
Raffaele Ladu
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