[1] riporta una frase infelice di Giuliano Amato, che, pur essendo presidente dell'Istituto per l'Enciclopedia Italiana, si è permesso di dire che "c'è troppa Sardegna nella politica italiana", intendendo per "Sardegna" le veline.
[2] e [3] sono le risposte per le rime; io direi invece solo che le donne sarde sono belle, più intelligenti di lui, ed anche tanto sicure di sè da dare ai commenti di Amato l'importanza che meritano: nessuna.
Lui non ha capito nulla delle persone sarde, e chi non capisce i propri elettori non può fare l'uomo politico; e come uomo di cultura ha dato la misura della propria competenza dicendo una cosa che nessuna persona al mondo tollererebbe che si dicesse del proprio popolo.
Però il peggio non è stato quello che ha detto della Sardegna; il peggio è stato l'aver detto che
la sinistra: "ha interamente sostituito i diritti individuali alla solidarietà ed al riconoscimento dell'altro. Tutto questo porta al solo appagamento del 'dio Io". Insomma, per l'ex premier "nella vita attuale italiana c'è troppo individualismo e troppa ricerca dell'appagamento dell'io". Ma la malattia dell'io per Amato non è solo italiana: "sta segnando l'Europa: e le affermazioni dei partiti xenofobi" ne sono un esempio. "Si tratta di partiti che negano Dio", ha proseguito.
I diritti individuali sono la pietra angolare di ogni società liberale e democratica; e la xenofobia, di cui si lamenta Amato, non nasce dal dare troppa importanza ai diritti individuali, ma al contrario a darne troppo poca - perché nessuno può chiedere diritti che non è disposto a concedere al proprio prossimo.
Una solidarietà costruita in antitesi ai diritti individuali è la base non del liberalismo, ma del comunitarismo; il fatto che il comunitarismo alla Giuliano Amato voglia estendersi all'intera umanità (nelle intenzioni non è infatti xenofobo, ma nei fatti insulta chi viene da una terra particolare) lo migliorerebbe un pochino, ma non ne rimuove la tentazione di cercare comunque un nemico esterno ed un capro espiatorio.
La famosissima ed indimenticabile frase di Giuliano Amato pronunciata nell'imminenza del World Pride del 2000, in cui si lamentava che "purtroppo" la Costituzione consentiva una cosa del genere è perfettamente coerente con il suo comunitarismo in cui i diritti di libertà sono il problema e non la soluzione, ed in cui le persone LGBT fungono da capri espiatori.
Per quanto riguarda i partiti xenofobi che "negano Dio", va detto che religione e politica sono due ambiti diversi. Una persona che voglia portare in politica valori ispirati dalla propria fede religiosa lo può fare, ma deve trasformare i valori religiosi in un progetto politico capace di parlare anche a chi non condivide la sua fede.
Dire che i partiti xenofobi negano Dio vuol dire non solo esporsi all'obiezione "quale Dio?", ma anche fare un cortocircuito tra religione e politica che crea divisione anziché coesione sociale.
Questo voleva sentire il suo pubblico?
Raffaele Ladu
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