Graglia, Margherita
Psicoterapia e omosessualità
Carocci Faber 2009
E' un libro lodevole che, tra l'altro, dedica alcune pagine anche alle disfunzioni sessuali di cui possono soffrire gay e lesbiche. In particolare, parla del fenomeno che in America era stato pittorescamente chiamato "lesbian bed death = la morte del letto lesbico".
Secondo l'autrice, è più un mito che un dato di fatto, gonfiato dal fatto che il metro di giudizio dei sessuologi di qualche anno fa era adatto più alla sessualità maschile (che si concentra sul numero degli orgasmi) che a quella femminile (in cui l'intimità ha ben maggior rilievo).
Gli studi più recenti, in cui non si contano solo gli orgasmi (che pure le lesbiche raggiungono più facilmente e più intensamente delle etero), ma si valuta anche la durata delle effusioni tra le partner, nonché l'appagamento che ne ricavano, mostrano che le lesbiche sono più soddisfatte delle etero.
Altra spiegazione (che non mi sento di condividere) data dall'autrice è che negli anni scorsi la tensione ideale e politica poteva avere un effetto sessualmente inibitorio sulle lesbiche più femministe. Sarà che sono un maschio, e nei maschietti c'è l'effetto "Duca di Wellington" (ovvero, la vittoria stimola il desiderio), ma non mi pare una spiegazione convincente.
Recensirò il libro prossimamente; ora vorrei fare un'amara considerazione. Se effusioni anche non sessualmente caratterizzate sono molto appaganti per le donne, come mai ho fatto fatica a trovare donne che le amassero (erano più pronte a venire a letto con me che a lasciarsi coccolare)?
Non era la mancanza di tempo - queste donne disprezzavano queste effusioni ed affibbiavano ai maschietti che le volevano l'epiteto poco lusinghiero di "teneroni". Probabilmente queste donne avevano deciso di essere le partner che gli uomini che ammiravano avrebbero voluto - e poiché il "vero uomo" non si perde in smancerie, nemmeno loro erano pronte ad apprezzarle.
Ma nel libro c'è un brano che mi ha colpito parecchio, alle pagine 120-121:
La maggiore risposta vasocongestizia nella pratica orale lesbica, riscontrata dai ricercatori rispetto a quella eterosessuale, è spiegata dal fatto che il cunnilingus è, per le coppie eterosessuali, un'esperienza preparatoria alla penetrazione, mentre per le lesbiche è un'esperienza orgasmica.
Ma davvero vale per tutte le coppie etero il primato della penetrazione? Non è che semplicemente il maschietto è per forza di cose più inesperto?
Il ritratto delle donne etero che qui emerge è quello di creature preoccupate di complementare la risposta sessuale del "vero maschio", così come se lo immaginano, o viene dato dai ruoli sessuali correnti. E sarebbe interessante chiedersi fino a che punto le lesbiche, che pure non hanno questa preoccupazione, si liberano da questa logica.
Ma anche in situazioni non collegate alla sfera sessuale si nota come per un uomo avere qualità non contemplate nel suo ruolo di genere sia controproducente.
In un paio di casi ho dimostrato un'empatia superiore a quella di decine di persone (non mi sto vantando, perché devo ammettere che la mia empatia media è pari alla mia magrezza ed alla mia statura), e le donne che hanno ricevuto quest'omaggio hanno chiuso la storia che avrei voluto che nascesse tra noi.
O l'empatia in un uomo è controproducente, o perlomeno non è di alcun aiuto. Poi le donne sono capaci di lamentarsi di quanto poco comprensivi sono i maschietti; ma "nemo contra factum proprium venire potest = nessuno può opporsi alle conseguenze delle proprie azioni".
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